Lo stato della grande distribuzione organizzata a Pechino
Come potete vedere dalla bandierina in alto a destra attualmente vivo e studio a Beijing. Come qualsiasi buon straniero ho cercato di integrarmi con questa straordinaria ed affascinante cultura sin dai primi istanti. Una delle sfide più ardue è chiaramente quella del cibo. Dopo un inizio entusiasmante nel quale credi di poter mangiare sempre fuori casa, in quanto, spenderesti di più facendo la spesa e cucinandoti, ho sentito il bisogno di un buon piatto di pasta per spezzare la strana dieta e sono andato alla ricerca di tutti quei prodotti tradizionali che ci fanno sentire in ogni momento a casa nostra. Riassunto in una frase: “Dove c'è Barilla c'é casa”. Con un po' di sorpresa ho scoperto che spendendo qualcosina in più rispetto all'Italia e facile nutrirsi come si desidera. Le catene internazionali della grande distribuzione che hanno deciso di scommettere su questo mercato sono molteplici. Al momento quelle di maggior successo sono Wal-Mart, Carrefour, Auchan e Crai. Vorrei raccontarvi alcuni aneddoti che mi hanno fatto riflettere durante le mie spese quotidiane, iniziando ovviamente dalla Crai.
Piazza Italia, nata con lo scopo di diffondere i sapori e gusti italiani a Pechino, si trova non a caso in Luxury road (in questa zona sono presenti mega store di tutti i brand italiani più noti) ed oltre a bar, enoteca, panetteria, accessori per la casa, ristorante e lounge club contiene al suo interno un supermercato Crai. Un supermercato al quanto atipico, completamente open space nel quale convivono in sintonia esposizione, degustazione e vendita. Anche se apparentemente non si trova un vasto assortimento di prodotti, c'è tutto il necessario per preparare una buona cena all'italiana. Infatti, essendo un negozio di nicchia, riservato solo ai conoscitori della nostra cucina non ha bisogni di una grande quantità, ma giustamente punta sulla qualità inconfondibile. L'arredamento semplice ma di gusto (beccati un paio di prodotti presenti nel nuovo catalogo Ikea), la musica italiana in sottofondo, i vari odori di caffè, piazza, prosciutto, formaggio e l'incontro con qualche italiano rendono la shopping experience veramente unica. Inoltre, la maggior parte dei prodotti sono a marchio Crai. Possedere una private lable ed iniziare a venderla tra i prodotti italiani più diffusi nel mondo caricando un premium price rappresenta a mio avviso una mossa intelligente, soprattutto in considerazione delle possibile strategie di espansione. Brava la Crai!
Dopo una nota felice passerei alla vera delusione del mio racconto. Due volte su due acquistare da Carrefour è stata un'impresa. I prezzi concorrenziali attirano molti consumatori che a differenza dei nostri centri fanno acquisti di modesta entità. Questo provoca il sovraffollano del centro creando disservizi per tutti i clienti, ultimo fra tutti quello della chilometrica coda alle casse. Passino gli scarafaggi a passeggio tra le corsie, passi che siamo in piena golden week holiday e il mondo si riversa sulla strade, ma avendo lavorato per loro più di una volta, conosco i punti deboli e non mi ha sorpreso scoprire che anche dall'altra parte del mondo le cose funzionano, ho meglio non funzionano, alla stesso modo. Dopo mezz'ora di attesa alle casse ho maturato la convinzione che qualcosa gira al contrario nelle teste di chi gestisce quel posto. Parte del personale, in un momento di emergenza come quello che vi sto descrivendo era in giro a raccogliere i prodotti abbandonati da clienti esausti. Dico...ma si può! Quei prodotti erano stati abbandonati semplicemente perché la maggioranza delle cose acquistabili in un supermercato finiscono nel carrello impulsivamente, senza cioè una reale necessità. Fare aspettare molto tempo in coda significa frustrare dei poveri clienti ossessionandoli con la ricerca della risposta giusta ad un dilemma del tipo: ”Mi serve veramente questa roba?”. Così, come in quasi tutti i casi problematici, c'è chi abbandona totalmente, chi parzialmente e chi invece persevera (come il sottoscritto). Può diventare divertente perseverare perché si riesce a trarre delle conclusioni. Le mie? Per recuperare circa 1, 5 metri di banco casse ed investirle nelle corsie, le casse non hanno il tappeto scorrevole e si è obbligati a far passare i propri prodotti su un banchetto di 50 cm un po' per volta. In questo modo è la cassiera che aiuta a mettere i prodotti nelle buste, forse per un servizio addizionale o perché altrimenti non c'è abbastanza spazio per andare avanti nel calcolo. La cosa bella è che probabilmente al training invece di insegnare a fare i conti mostrano foto di italiani e li invitano a stare attenti, infatti, sono serviti altri 5 minuti per capire se i soldi che gli avevo dato erano veri o falsi. Nonostante siano stati veri ho dovuto cambiarli e a quel punto il perché della fila chilometrica è risultato evidente... no comment!
Piazza Italia, nata con lo scopo di diffondere i sapori e gusti italiani a Pechino, si trova non a caso in Luxury road (in questa zona sono presenti mega store di tutti i brand italiani più noti) ed oltre a bar, enoteca, panetteria, accessori per la casa, ristorante e lounge club contiene al suo interno un supermercato Crai. Un supermercato al quanto atipico, completamente open space nel quale convivono in sintonia esposizione, degustazione e vendita. Anche se apparentemente non si trova un vasto assortimento di prodotti, c'è tutto il necessario per preparare una buona cena all'italiana. Infatti, essendo un negozio di nicchia, riservato solo ai conoscitori della nostra cucina non ha bisogni di una grande quantità, ma giustamente punta sulla qualità inconfondibile. L'arredamento semplice ma di gusto (beccati un paio di prodotti presenti nel nuovo catalogo Ikea), la musica italiana in sottofondo, i vari odori di caffè, piazza, prosciutto, formaggio e l'incontro con qualche italiano rendono la shopping experience veramente unica. Inoltre, la maggior parte dei prodotti sono a marchio Crai. Possedere una private lable ed iniziare a venderla tra i prodotti italiani più diffusi nel mondo caricando un premium price rappresenta a mio avviso una mossa intelligente, soprattutto in considerazione delle possibile strategie di espansione. Brava la Crai!
Dopo una nota felice passerei alla vera delusione del mio racconto. Due volte su due acquistare da Carrefour è stata un'impresa. I prezzi concorrenziali attirano molti consumatori che a differenza dei nostri centri fanno acquisti di modesta entità. Questo provoca il sovraffollano del centro creando disservizi per tutti i clienti, ultimo fra tutti quello della chilometrica coda alle casse. Passino gli scarafaggi a passeggio tra le corsie, passi che siamo in piena golden week holiday e il mondo si riversa sulla strade, ma avendo lavorato per loro più di una volta, conosco i punti deboli e non mi ha sorpreso scoprire che anche dall'altra parte del mondo le cose funzionano, ho meglio non funzionano, alla stesso modo. Dopo mezz'ora di attesa alle casse ho maturato la convinzione che qualcosa gira al contrario nelle teste di chi gestisce quel posto. Parte del personale, in un momento di emergenza come quello che vi sto descrivendo era in giro a raccogliere i prodotti abbandonati da clienti esausti. Dico...ma si può! Quei prodotti erano stati abbandonati semplicemente perché la maggioranza delle cose acquistabili in un supermercato finiscono nel carrello impulsivamente, senza cioè una reale necessità. Fare aspettare molto tempo in coda significa frustrare dei poveri clienti ossessionandoli con la ricerca della risposta giusta ad un dilemma del tipo: ”Mi serve veramente questa roba?”. Così, come in quasi tutti i casi problematici, c'è chi abbandona totalmente, chi parzialmente e chi invece persevera (come il sottoscritto). Può diventare divertente perseverare perché si riesce a trarre delle conclusioni. Le mie? Per recuperare circa 1, 5 metri di banco casse ed investirle nelle corsie, le casse non hanno il tappeto scorrevole e si è obbligati a far passare i propri prodotti su un banchetto di 50 cm un po' per volta. In questo modo è la cassiera che aiuta a mettere i prodotti nelle buste, forse per un servizio addizionale o perché altrimenti non c'è abbastanza spazio per andare avanti nel calcolo. La cosa bella è che probabilmente al training invece di insegnare a fare i conti mostrano foto di italiani e li invitano a stare attenti, infatti, sono serviti altri 5 minuti per capire se i soldi che gli avevo dato erano veri o falsi. Nonostante siano stati veri ho dovuto cambiarli e a quel punto il perché della fila chilometrica è risultato evidente... no comment!
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