Parte con Lacoste la campagna "Save your logo"

Non è la prima volta che Lacoste si impegna per la tutela del proprio marchio. Solo che l'obiettivo, ora, non è difendere il coccodrillino di stoffa più modaiolo e imitato del mondo dai falsari di griffe cinesi, ma proteggere l'animale, quello vero, dalla minaccia dell'estinzione. Una trovata un po' furbetta oppure un generoso modo per «sdebitarsi» del fortunatissimo sfruttamento dei diritti di immagine? Forse entrambe le cose, e comunque per i coccodrilli è senz'altro preferibile finire in un manifesto pubblicitario che dentro una vetrina in formato borsetta o cintura.

Lacoste è il primo marchio internazionale ad aderire alla campagna «Save your Logo» lanciata nell'ottobre scorso dalla Global Enviroment Facility. La proposta suona più o meno così: care multinazionali, è arrivato il vostro turno di aiutare l'animale che avete scelto come icona dei vostri prodotti. Basta far mente locale un istante per capire che l'accordo tra il gruppo francese e alligatori, caimani o gaviali può essere soltanto l'inizio di una lunga serie: attesi al varco ci sono altri colossi dai loghi animalisti come Jaguar, Puma o Peugeot (il leone). 

Chi accetta di aderire all'operazione, appoggiata dalla World Bank e dall'International Union for Conservation of Nature, si impegna a versare in tre anni il contributo di un milione e mezzo di euro. Ne vale la pena, assicurano i promotori, perché la perdita della biodiversità sta raggiungendo livelli davvero allarmanti, e nella «lista rossa» degli animali a rischio ci sono almeno un volatile su otto, un mammifero su quattro e un anfibio ogni tre: «Si stima che, in assenza di sostanziosi investimenti per la tutela dell'ambiente, tra il 15 e il 37 per cento delle specie oggi esistenti entro il 2050 potrebbero scomparire».

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