Trend sociali, nascita del Prosumer

Prosumer è un termine coniato dal futurologo Alvin Toffler, ed è un neologismo che fonde due parole inglesi: producer e consumer. Questo sta a significare la riunificazione dei ruoli che a partire dalla rivoluzione industriale si sono inoltrati per percorsi separati. Infatti, quando le industrie si sostituiscono all’artigiano la vendita dei prodotti non avviene più nelle stessa bottega dove sono stati creati, ma in decine e poi centinaia di negozi sparsi nel paese[1]. Ciascuno da allora ha iniziato a consumare beni prodotti da altri. Il prosumer oggi appare come una delle più trasparenti metafore del nuovo nei consumi[2].

Il consumatore perde gradualmente le distanze dal prodotto anonimo e standardizzato, ma richiede in maniera insistente prodotti progettati sulla base delle sue esigenze. Anche nei settori più tradizionali, il prosumer comincia a trovare spazio. In USA la nuova Nissan è stata progettata da un gruppo di fan. Il lancio della nuova Fiat 500 ha previsto una campagna pubblicitaria in parte realizzate da persone comuni appassionate di pubblicità. Molte imprese hanno avuto la presunzione che la creatività/innovazione fosse interamente delegata all’impresa, perdendo una straordinaria risorsa fonte di business. Infatti, la maggior parte di loro considera l’innovazione e la creatività amatoriale, emergenti dalle comunità degli utenti e degli hobbisti come un fenomeno marginale, di poco interesse e valore per i propri mercati fondamentali. Le case automobilistiche ci hanno messo pìù di dieci anni per “inventare” il pick-up (camioncino a pianale basso), dopo essersi resi conto che gli agricoltori americani smontavano spesso i sedili posteriori dai loro veicoli per far spazio alle varie attrezzature[3].

Cosa dire degli assorbenti P&G progettati con un manico per rendere il loro trasporto più confortevole e distribuiti in tutto il mondo. Solo dopo molto tempo e con l’analisi e l’ascolto attivo si è capito che in paesi come il Giappone, dove il senso del pudore è tra i più alti, nessuna donna avrebbe portato il pacco tendendolo per il manico. In questo modo numerose risorse risparmiate nella produzione sono state utilizzate per altri scopi[4]. Lego, nel progetto Midstrom per la produzione di robot personalizzati, ha coinvolto massicciamente centinaia dei suoi consumatori. Addirittura, nel 2005 per una nuova versione sono stati assunti quattro degli utenti più prolifici che di fatto hanno preso parte al ciclo di sviluppo.

Il prosumo appare come una proposizione win-win, ovvero un approccio in cui tutte le parti in causa risultano vincenti[5]. Infatti, mentre I clienti ottengono tutto ciò che costituisce oggetto dei propri bisogni e desideri, le imprese ottengono una R&S gratuita, insieme a molte altri funzioni come quelle di comunicazioni. Uno dei primi casi di comunicazione integrata e multicanale è quello di Aquarisus, prodotto per il quale è stato realizzata uno spot con l’invito di andare sul nuovo sito per decidere quale tra le alternative di spot fosse la preferita e degna di essere trasmessa. Utilizzando due canali e in particolare, sfruttando l’interattività del web, l’azienda ha evitato ricerche sulla pubblicità, inoltre diffondendo in un modo simpatico la brand awareness.

Come si può notare la nostra economia si sta trasformando in una vasta rete globale di produttori specializzati che si scambiano servizi volti all’intrattenimento, all’apprendimento e al sostegno. In questa nuova economia democratica ciascuno di noi ha un ruolo da protagonista. Molti ritengono che questa era offra maggiori opportunità economiche agli individui e alle imprese, nonché maggiore efficienza, creatività innovazione all’economia nel suo complesso.



[1] Bassat, Livraghi, Il nuovo libro della pubblicità, il sole 24 ore, 2005

[2]Gianpaolo Fabris, l’epoca del prosumer mai più prodotti-bidone, Repubblica (“Affari e Finanza”), 05/03/2007

[3] Don Topscott, Anthony Williams, Wikinomics, Rizzoli-Etas, 2007

[4] Available on AlexMari.blogspot.com (International Marketing Communication)

[5] Don Topscott, Anthony Williams, Wikinomics, Rizzoli-Etas, 2007

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