Chi sono gli User Generated Content (UGC)?

Oggi, miliardi di individui interconnessi sono in grado di partecipare all’innovazione, alla creazione della ricchezza e allo sviluppo sociale attraverso modalità semplice ed economiche. Quando una massa così ampia collabora collettivamente può far progredire arti, cultura, scienza, educazione, governo e l’economia in modi sorprendenti, ma in ultima istanza redditizi[1]. La cultura della partecipazione pervade il web. Il sito web immutabile e isolato da tutti gli altri è morto e sepolto. La gente non passa più il tempo a navigare partecipando passivamente, ma preferisce partecipare a comunità con le quali entra in contatto, co-creando con i loro pari. Josh Petersen afferma: “Quello che è cambiato è che oggi inseguire le tue passioni risulta molto più facile e fattibile”. Dovunque si rivolga lo sguardo, c’è traccia di questa nuova economia basata sulla condivisione e sulla collaborazione di massa. Se qualcuno ha capito le potenzialità e gli aspetti rivoluzionari della cultura collaborativa sono proprio i giovani. I demografi li chiamano “l’eco dei baby boomer” oppure “generazione I”, ed è composta da persone nate dal 1977 al 1996. Anche se in Europa occidentale si presenta più ristretta a quella che si sta sviluppando in oriente, la Generazione I è enorme, più grande dei baby boomer. Questa generazione è cresciuta nell’era digitale e in un panorama collaborativo perché a differenza dei loro genitori che guardavano (negli USA) la televisione con una media di 24 ore a settimana, loro stanno crescendo in un mondo interattivo. La maggioranza dei teenager Americani sa usare il computer e il 90% usa internet. Anche se ci sono più giovani navigatori in Cina che negli Stati Uniti, questi si presentano pionieri nell’utilizzo di tecnologie sempre più utili, passando il loro tempo collaborando e organizzando ogni sorta di cosa, dai propri file mp3 a ricerche scolastiche. I giovani d’oggi sono creatori attivi del contenuto mediatico e hanno fame di interazione[2].

Circa il 57% dei teenager tra i 12 e i 17 anni produce contenuti. Gli spazi che questi ragazzi condividono sono principalmente le comunità on-line come Facebook o MySpace, dove si ritrovano per socializzare e collaborare ad ogni sorta di attività. I ricercatori spiegano come il fatto di passare del tempo su un sito di social network sia un modo per rivendicare uno spazio privato. A man a mano che il mondo materiale diventa meno accogliente, lo spazio on line diventa più vitale e attraente. In alcune città americane i teenager hanno sempre meno accesso agli spazi pubblici. L’idea di riunirsi in qualche quartiere è escluso dalla paura che i genitori hanno dei rapinatori e spacciatori, così, soprattutto nelle ore serali si riuniscono sul web dando forma alla propria identità. Anche se molti di questi rapporti sono superficiali, un network di relazioni produce sempre conoscenza. La vera rivoluzione del mondo del business avverrà quando le imprese cercheranno di portare questi giovani all’interno dell’impresa, permettendo loro di collaborare alla creazione di valore. In questi termini, il consumatore può divenire la nuova interfaccia strategica dell’impresa sul fronte dell’innovazione.


[1] Don Topscott, Anthony Williams, Wikinomics, Rizzoli-Etas, 2007

[2]Don Topscott, Anthony Williams, Wikinomics, Rizzoli-Etas, 2007

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